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TANCREDI E CLORINDA 

 

Ideazione e regia: Senio G.B. Dattena

Coreografia: Matteo Corso

Danza: Matteo Corso, Rachele Montis

Percussioni: Francesca Assiero Brà, Marco Caredda

Costumi: Cinzia Moro, Stefania Dessì, in collaborazione con l’Istituto per i Servizi Sociali S. Pertini

Organizzazione: Karim Galici

Amministrazione: Elisabetta Corona

Direzione Artistica: Massimiliano Leoni

 

Il duello tra Tancredi e Clorinda, nella Gerusalemme Liberata, avviene in maniera fortuita nel buio della notte, senza nessuno che assista alle gesta valorose dei due guerrieri: la situazione è tragica e paradossale poiché Tancredi ignora di lottare contro la donna che ama (Clorinda indossa un'armatura nera diversa dal solito, per nascondersi nell'oscurità) e lo scontro diventa quasi una rappresentazione stravolta dell'atto amoroso, sottolineato da alcuni dettagli (i due sono paragonati a "due tori gelosi e d’ira ardenti", Tancredi abbraccia tre volte la donna nel combattimento corpo a corpo). Clorinda viene presentata nella sua natura femminile solo alla fine, quando è ormai ferita a morte (la spada affonda "nel bel sen", le mammelle sono strette da una veste "d’or vago trapunta", la donna è definita "trafitta vergine"), mentre il suo atteggiamento cambia radicalmente e, se prima era stato improntato all'ira, ora per ispirazione divina è incline al perdono e alla pace.

La trasformazione di Clorinda avviene in una prospettiva religiosa e nella sua conversione finale ha una parte essenziale Tancredi, che la battezza dandole la vita eterna dopo averla uccisa e restando poi steso accanto a lei, moribondo per le ferite ricevute e la pena.

Qui il noto duello è rappresentato in tutta la sua drammaticità attraverso una danza-lotta dei danzatori e dei percussionisti, carica di tensione e di sentimento.

La performance, che nasce per essere realizzata in spazi urbani alternativi al teatro, riprende una tematica tristemente attuale: il conflitto tra religioni e culture diverse.

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